La diffusione del COVID-19 ha raggiunto anche il Cuore dell’Africa e in Repubblica Centrafricana si riscontrano circa 4500 contagi, dato aggiornato alla metà di luglio.
La pandemia ha ulteriormente aggravato le condizioni di vita di una popolazione già provata da anni di instabilità, ha mostrato l’inadeguatezza dell’amministrazione statale e ha avuto forti ripercussioni su molti progetti della nostra Associazione Amici per il Centrafrica.
In questi mesi ci siamo dunque trovati a fronteggiare sfide complesse, che stiamo affrontando grazie al lavoro dei nostri operatori e dei nostri volontari. La nostra risposta alla diffusione della pandemia si è principalmente sviluppata su due linee di intervento: limitazione del contagio con attività di sensibilizzazione e formazione e protezione del personale sanitario, attivo in prima linea contro il COVID-19.
Su indicazione delle autorità statali sono state sospese tutte le attività ed i progetti formativi, quindi il fermo delle strutture quali la Scuola Nicolas Barrè, la Scuola Psicopedagogica Jean Paul II, la Scuola della Gioia e il procrastinamento delle fasi di lancio del corso di Prototipia (Sartoria).
Si è quindi dato avvio a campagne di sensibilizzazione in 9 carceri nelle Regioni del Paese (Bimbo, Berberati, Nola, Carnot, Camp de Roux, Bouar, Bossambélé, Mbaiki, Ngaragba): 2.100 detenuti coinvolti, gli operatori carcerari ed il personale sanitario. Sono state donate 1.100 mascherine riutilizzabili e un kit per il lavaggio delle mani, con soluzione disinfettante. Il progetto di sensibilizzazione ha interessato anche donne e minori del “Progetto Mamme e Bimbi in carcere”, promosso in collaborazione con UNICEF.
La formazione di tutto il nostro personale sanitario ha coinvolto circa 40 operatori, presenti attivamente nei centri sostenuti e gestiti dalla nostra Associazione. La formazione si è incentrata sulle modalità di diffusione del virus e sulle necessarie pratiche per la limitazione dei contagi con conseguente potenziamento delle misure igieniche all’interno delle stesse strutture sanitarie e la stesura di protocolli per l’identificazione e la cura di casi sospetti, per il trasporto de pazienti da e verso le strutture specializzate.
La diffusione della pandemia ha portato ad una forte crescita della domanda di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e di materiale sanitario necessario per contrastare il diffondersi del COVID-19: in un Paese completamente dipendente dall’importazione di beni esteri è diventato difficile e dispendioso acquistare materiale di prima necessità come guanti, mascherine, termometri e altro materiale utile al contenimento dei contagi e alla protezione dello stesso personale sanitario.